Obbligatorietà dei vaccini nel diritto all’istruzione – 1 giugno 2017 –

La tragica e sconcertante vicenda del piccolo Francesco, il bambino di 7 anni morto a causa di una otite “curata” con l’omeopatia piuttosto che con gli antibiotici, oltre ad apparire surreale al tempo in cui viviamo, ripropone con forza il tema della responsabilità di pseudo medici e soprattutto di quella genitoriale, che va dalla educazione dei figli fino al loro diritto alla salute. Ma anche quello più composito della fiducia o meglio della sfiducia nella medicina, soprattutto quando la stessa è chiamata a svolgere un ruolo preventivo.

Il dibattito di questi giorni sulle vaccinazioni, rese obbligatorie da un recente decreto legge ispirato dalle Ministre della salute e dell’istruzione, fa piena prova dell’assunto anche se la disposizione legislativa esprime delle contraddizioni in ordine ad una tematica sulla quale non vi sono mai state soluzioni condivise.

Il punto di caduta, come sul dirsi, è il bilanciamento tra il comprensibile contrasto alla diffusione di malattie infettive, la tutela del diritto all’istruzione che si ritiene non debba essere contratta da imposizioni legislative come l’obbligatorietà della vaccinazione per l’iscrizione alla scuola, che nel caso specifico è stata, con un ennesimo compromesso al ribasso, limitata soltanto per il “nido” e la “materna” nonché, infine, la libertà di sottoporsi a trattamenti sanitari come espressamente prevede l’articolo 32 della nostra Costituzione.

Coniugare tali diverse prerogative non è un’impresa facile per quanto si può senza dubbio alcuno già concludere che il contrasto pregiudizievole e non di rado ideologico alle vaccinazioni sia inaccettabile, anche se dobbiamo riconoscere che talvolta vi è un’ingiustificata tendenza ad abusare dei farmaci.

Tuttavia dobbiamo partire dai fatti. Innanzitutto è innegabile che se la speranza e la qualità della vita sono aumentate, il merito è senz’altro ascrivibile alla ricerca scientifica che ha consentito di prevenire e contrastare le malattie infettive. Sarebbe del tutto inconcepibile oggi un mondo senza vaccini, la cui storia, com’è noto, ha origine nel lontano 1796 quando un brillante e giovane medico inglese Edward Jenner, riuscì a realizzarli con riconosciuto rigore scientifico anche se soltanto un secolo dopo un altro grande scienziato, Louis Pasteur, comprese bene che tale pratica poteva essere generalizzata per la prevenzione di variegate tipologie di malattia. In questo modo si è riusciti a sconfiggere, per esempio, il flagello del vaiolo, che oggi può dirsi del tutto eradicato proprio grazie alla vaccinazione. Per altri versi possiamo aggiungere che, contrariamente da quanto il dibattito politico – sanitario di questi giorni potrebbe indurre a supporre, l’obbligo di vaccinazione non è mai stato abrogato. É avvenuto unicamente che una legge del 1999 ha consentito di escludere ogni conseguenza negativa per quanto riguarda l’iscrizione alla scuola dell’obbligo a carico dei genitori che scelgono di non vaccinare i propri figli.

Il problema pertanto non è la vaccinazione quanto piuttosto taluni programmi vaccinali che appaiono sottratti alla necessaria sorveglianza epidemiologica al punto da far apparire incongruente l’offerta vaccinale, senza ben chiarire le prove di sicurezza e di efficacia e quindi senza eludere i dubbi sulla validità di alcune vaccinazioni. D’altra parte è un dato ufficiale del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità che nel 2015 sono state effettuate 7892 segnalazioni di sospette reazioni avverse ai vaccini, delle quali circa 700 hanno evidenziato dei danni.

Si tratta di casi passati al vaglio della autorità giudiziaria e quindi sottoposti ai controlli di consulenti e periti nominati dai tribunali.

Tuttavia a ben vedere oggi le vaccinazioni sono ancora più importanti che per il passato, in quanto

non possiamo non considerare che la situazione è notevolmente cambiata negli ultimi tempi tanto per la accertata minore copertura vaccinale in Italia e più in generale in Europa, quanto per i notevolmente più frequenti contatti che si hanno con soggetti provenienti da paesi in cui le malattie da noi scomparse sono ancora presenti.

L’unica conclusione possibile, considerando anche il documentato incremento delle malattie infettive è che, salvo comprovate motivazioni che possano giustificarne l’esenzione, l’interesse individuale a non vaccinare i figli soccombe rispetto a quello pubblico alla cura e alla prevenzione.