La giustizia italiana? Un malato al collasso – 2 febbraio 2017 –

Presso la Corte di Cassazione e nei 26 distretti di Corte di Appello si sono celebrate nei giorni scorsi le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario. Al netto della solita liturgia che esclude una più diffusa partecipazione popolare all’evento che non poco favorirebbe un riavvicinamento del cittadino al sistema giudiziario sempre più frequentemente percepito come distante, è certo che si tratta di un’occasione, forse la più importante, per segnare il punto della giustizia italiana il cui stato di salute si riflette non soltanto sulla tutela dei nostri diritti fondamentali, ma anche sull’economia del Paese.

Tuttavia quest’anno l’attenzione si è precipuamente incentrata sulle polemiche sollevate dalla magistratura associata che forse per la prima volta nella storia ha disertato le manifestazioni in dissenso con il Governo. Temi importanti quelli sollevati dalla ANM (Associazione Nazionale Magistrati) se è vero, come si sostiene, siano inerenti all’indipendenza dei magistrati.

Non è dato di comprendere se effettivamente la manifestazione nei confronti del provvedimento normativo con il quale il Governo ha prorogato il trattenimento in servizio di due anni (da 70 a 72 anni di età) di alcuni magistrati, in tutto 18 con incarichi di vertice alla Corte di Cassazione, possa aver determinato un così grave vulnus alla Costituzione, contro il quale l’ANM ha annunciato di voler ricorrere alla Corte di Giustizia Europea e alla Corte dei Diritti dell’Uomo.

È certo invece che la Giustizia nel nostro Paese continua ad essere un malato al collasso che, nonostante tutte le annunciate cure mediche, non dà alcun segno di miglioramento posto che la guarigione appare impossibile.

Purtroppo l’Italia continua ad essere nei bassifondi della classifica dei paesi dove vi è convenienza ad investire, tant’è che occorrono mediamente 1.200 giorni per recuperare un credito commerciale a fronte, ad esempio, dei 390 della Germania.

Ma il “malato giustizia” continua ad essere indifferente a tutte le prescrizioni mediche, per esempio alle ormai innumerevoli condanne da parte delle Corte Europea dei Diritti dell’Uomo alle quali, a questo punto non è da escludere, potrebbe a breve aggiungersi anche quella invocata per l’appunto da ANM.

Alle ataviche problematiche ormai da lustri denunciate a più riprese e pressoché regolarmente segnalate con i rapporti biennali dalla Cepej (Commission européenne pour l’efficacité de la justice), vale a dire il più autorevole certificatore su scala internazionale dei sistemi di giustizia degli Stati membri del Consiglio d’Europa, si aggiungono quelle lamentate dal Procuratore Generale della Corte di Cassazione relative alla sempre maggiore diffusione del fenomeno della fuga di notizie.

In tutto questo il “malato giustizia” continua ad attendere che gli vengano effettivamente somministrate le cure annunciategli ed a chiedere, ai tanti che giungono addolorati al suo capezzale che fine ha fatto la riforma del processo penale in ultimo avvistata al Senato. A che punto sono le leggi che possano accelerare le pratiche per le domande di protezione internazionale, per esempio dei minori immigrati senza genitori. Che fine ha fatto la semplificazione legislativa che tutti vogliono ma nessuno applica. E quali risultati concreti sono stati raggiunti nella prevenzione e contrasto alla corruzione se ancora la stessa è così fortemente percepita nel settore privato e in quello della pubblica amministrazione.

Le risposte purtroppo ci sono. Sono quelle del Procuratore Generale della Corte di Appello di Roma che non esita a definire drammatico il quadro della giustizia nel suo distretto, ma anche quelle che giungono da Milano dove il suo omologo ritiene che la “giustizia resta al collasso”. E cosa dire del Piemonte, ormai considerato terra di conquista delle mafie o della Sicilia, dove si sostiene vi sia stato “un arretramento complessivo della cultura della legalità”. Sarebbe stato utile almeno quest’anno superare il protocollo, anche nel rispetto dei drammatici eventi sismici che violentemente hanno colpito il nostro Paese, come hanno fatto i giudici marchigiani che come “segnale esteriore di sobrietà” si sono presentati senza il copricapo. E perché no, uno slancio della ANM che anche per allontanare il sospetto, ovviamente destituito di fondamento, di perseguire interessi meramente corporativistici, ben avrebbe potuto partecipare alle cerimonie per dare un autorevole contributo alle cure del “malato giustizia”.