Gli ex coniugi e i tanti insulti al padre da risarcire – 1 dicembre 2016 –

Le separazioni dei coniugi sono sempre più conflittuali. Si tratta ormai di una vera e propria emergenza sia sotto il profilo economico che per quanto riguarda la tutela dei figli che prima e più di altri ne subiscono le conseguenze.
La problematica, d’altro canto, è di difficile soluzione se si considera che nel nostro Paese ogni anno si registrano circa 91 mila separazioni (alle quali vanno aggiunti i circa 82 mila divorzi) e che la disgregazione della famiglia è in ogni caso un evento lacerante, che assume non di rado proporzioni drammatiche se vi è la presenza di figli in tenera età i quali, come le cronache ci hanno abituato a conoscere, oltre ad essere sempre più contesi, vengono manipolati dal genitore che ha più ascendente su di loro, soprattutto quando questi è offuscato da brama di vendetta nei confronti dell’ex coniuge. Un comportamento che ha contribuito ad implementare il numero dei bambini vittime di alienazione genitoriale; una sindrome che pur non essendo esclusiva dei figli di genitori separati è prevalentemente tra questi che si sviluppa e che dovrebbe essere con ogni mezzo contrastata poiché si tratta, nel dettaglio, di un sistematico screditamento di un genitore nei confronti dell’altro agli occhi dei figli, al punto da indurli ad interrompere con questo ogni rapporto.
Certamente l’età dei figli gioca un ruolo rilevante e, per quanto possa apparire paradossale, sono quelli un po’ più adulti a subirne le conseguenze maggiori.
Bisogna prendere atto che da tempo è consolidata l’opinione che in caso di separazione di una coppia, il primo obiettivo è la tutela dei figli. Tuttavia, nonostante siano stati fatti dei passi avanti da questo punto di vista, sia sotto il profilo legislativo che giurisprudenziale, non possiamo dimenticare che la parte più rilevante del lavoro è, o dovrebbe essere, di competenza dei genitori, che dovrebbero essere culturalmente preparati a tale evenienza.
A riprova che il diritto, nella sua accezione più ampia, contribuisce in maniera incisiva al complessivo sviluppo della società, proprio a proposito dell’argomento di cui si parla, i giudici hanno dimostrato una particolare attenzione assumendo decisioni piuttosto determinate a mantenere, ovvero a ripristinare, un rapporto equilibrato che sempre deve esservi tra i figli ed i genitori, anche in caso di separazione.
In particolare, ci si riferisce ad un’ordinanza del 16 novembre scorso, con la quale la Corte di Cassazione ha stabilito di collocare prevalentemente presso il padre, il figlio che si è provato avere un rapporto troppo stretto con la madre; i giudici, ad essere più precisi, hanno espressamente riferito di un rapporto “simbiotico” e di “eccessiva dipendenza” e che il provvedimento aveva la finalità di tutelare il minore e consentirgli una più corretta e armoniosa crescita.
Peraltro si tratta di una decisione in linea con una precedente del Tribunale di Roma dell’ottobre 2016, con la quale una donna è stata condannata a risarcire l’ex marito di ben 30mila euro per averlo denigrato nei confronti del figlio, al quale, per contro, avrebbe dovuto garantire il recupero del rapporto con il padre.
Questi provvedimenti, al pari dell’opera di sensibilizzazione culturale di tutti noi già a partire dalla fase adolescenziale della nostra vita, in cui gli insegnamenti familiari e scolastici debbono essere volti al rispetto delle relazioni di convivenza e della prole, sono gli unici che potranno scongiurare che il fenomeno dell’alienazione parentale possa assumere dimensioni ancora più rilevanti, con conseguenti ricadute negative sul futuro dei minori.
Le dispute legali tra i partner, se proprio inevitabili, debbono riguardare soltanto gli stessi e laddove fossero relative anche all’affidamento della prole, è giunto il tempo di superare, come ha già fatto il Tribunale di Milano con un decreto del 19 ottobre scorso, la sino ad oggi ritenuta prevalenza del criterio della “maternal preference”, optando per quello più moderno della pari condivisione genitoriale.