Il fine vita e i giudici surrogati dai politici – 1 marzo 2017 –

Fatta la legge …. attendiamo i decreti. In altri termini non occorre “trovare l’inganno”, come ci ricorda un famoso proverbio popolare, per eludere oppure ritardare gli effetti delle disposizioni legislative poiché normalmente l’approvazione di una legge non è sufficiente ai fini della sua concreta attuazione, essendo necessario attendere i provvedimenti successivi. Per lo più si tratta di decreti ministeriali oppure del Presidente del Consiglio o della Repubblica la cui realizzazione richiede di regola molto tempo. In questo periodo che potremmo definire del “limbo delle leggi” le stesse entrano, in realtà, in una fase di sospensione che non di rado può durare anche degli anni.

Non si tratta di un fenomeno marginale se si considera che, diversamente da altri, nel nostro Paese vi sono circa 700 nuove leggi in attesa dei provvedimenti attuativi. Se proiettato negli ultimi tre governi ciò significa che due leggi su tre sono ancora da completare. Soltanto il Governo Renzi, per fare un esempio, ha lasciato in carico al Governo Gentiloni 550 provvedimenti pur avendo, nel frattempo, evaso una parte del fardello degli Esecutivi Monti e Letta.

É questa una caratteristica italiana che per un verso contribuisce a minare ulteriormente il principio della certezza del diritto alimentando i ritardi nella giustizia, e dall’altro ad acuire le contraddizioni del nostro sistema ritenuto quasi unanimemente inetto e lento.

Ciò che più colpisce, tuttavia, è che a fronte di una ormai insopportabile bulimia legislativa che ci ha portato ad avere 40.000 leggi vigenti e circa 80.000 regolamenti, senza considerare il numero delle leggi regionali di non scarso rilievo, vi è un totale vuoto legislativo in alcune materie importanti. Si consideri, tanto per restare sulla stretta cronaca di questi giorni, il caso della ormai da più parti e da anni invocata regolamentazione del testamento biologico. La vicenda di Fabiano Antoniani, a tutti noto come Dj Fabo, ci ha drammaticamente riportato indietro negli anni alle sofferenze di Piergiorgio Welby e quindi a prendere atto che, oggi come allora, in Italia non esiste, né all’orizzonte concretamente vi è la possibilità a breve di promuoverla, una legge che riconosca ad una persona perfettamente lucida di indicare le proprie determinazioni semmai per porre fine ad una insopportabile quanto irreversibile sofferenza.

Le conseguenze di un Parlamento che trascura di occuparsi di temi rilevanti oppure lo fa ma con ritardo e attraverso compromessi al ribasso, come è avvenuto in ultimo per le unioni civili tra conviventi e persone dello stesso sesso, implementa l’intervento della magistratura in funzione supplente. Per quanto possa apparire deplorevole, poiché violativo del principio costituzionale della separazione dei poteri, bisogna prendere atto che il vuoto legislativo e per altri versi l’assenza di regole chiare fa sì che il Giudice venga considerato il vero interlocutore di riferimento per coloro che invocano il riconoscimento e la tutela di diritti.

La Magistratura, come è avvenuto anche per la legge elettorale, assurge sempre più al ruolo di protagonista, forse anche involontariamente o suo malgrado, della funzione legislativa.

Certo non esiste una sola ricetta che possa consentire di uscire dalla condizione di stallo in cui ormai da tempo versa il nostro Paese, ma è indubbio che sia ormai inderogabile prendere coscienza della necessità di una deflazione e di una semplificazione normativa.

Abbiamo bisogno di regole chiare tutt’altro che contraddittorie, ma anche di un più generale ripristino del profilo di correttezza istituzionale che, in primo luogo, rappresenta l’effettiva attuazione del principio costituzionale della separazione dei poteri.

É giusto che il Parlamento ritorni a svolgere il suo ruolo di interlocutore della sovranità popolare e quindi ad essere il vero protagonista dell’azione politica oltre che sociale ed economica del Paese attuando, in tempi che verosimilmente potrebbero essere anche brevi, una riforma di semplificazione della tecnica legislativa che possa finalmente consentire di poter dire che fatta una legge, la stessa è chiara e vigente.