Il diritto complesso di essere genitori – 9 marzo 2017 –

Si allunga la scia dei casi in cui in assenza di una legge, il giudice assurge al ruolo di legislatore giungendo a regolamentare una materia, potremmo dire più correttamente un caso, che diversamente sarebbe privo di una soluzione.

Quasi sempre si tratta di temi “sensibili”, ad “alta tensione”, normalmente qualificati come “trasversali”, al punto che le forze politiche se ne tengono a distanza lasciando, come suol dirsi con una formula tanto laconica quanto ipocrita, “libertà di scelta”.

Eppure sono proprio questi temi che dovrebbero rappresentare in modo esplicito le posizioni di orientamento, essendo questa l’essenza della politica, considerando la loro diretta implicazione sui profili etici, antropologici e sociologici prima ancora che giuridici.

Ultimo in ordine di tempo di tali casi emblematici è quello deciso della Corte di Appello di Trento con un provvedimento del 23 febbraio scorso, con il quale è stata conferita piena validità giuridica ad un certificato di nascita rilasciato da uno Stato estero, con ciò riconoscendo la legittimità alla doppia paternità. L’episodio riguarda due gemelli concepiti attraverso la pratica della maternità surrogata, da una coppia omosessuale. Il risultato conseguito, dal punto di vista formale, posto che quello sostanziale era già nelle cose, è quello di aver consentito ai bambini di avere due padri.

Le motivazioni della sentenza, come si può ben capire, hanno una connotazione tecnico-giuridica. Ma, sintetizzando per quanto possibile, si può dire che la decisione fondi sul presupposto che nel nostro ordinamento giuridico non è necessario un legame biologico con il nato per acquisire lo status di genitore di quest’ultimo. Un concetto già noto non solo per il riferimento implicito all’istituto della adozione, ma anche, forse soprattutto, perché riconosciuto e declinato come principio dalla Corte di Cassazione anche se, nel caso di cui stiamo parlando, il merito dei giudici trentini è stato quello di averlo applicato per la prima volta.

Il punto non è il riconoscimento del diritto dei bambini ad avere dei genitori anche nel caso in cui entrambi siano dello stesso sesso, e ancora meno, mettere in discussione un dato ormai da anni unanimemente acquisito, vale a dire che essere genitore prescinde dalla relazione biologica, poiché ciò che effettivamente consente di esserlo è altro, cioè le cure, le tutele, l’affetto che si prova e si trasmette ai figli.

La questione, quindi, è incentrata su una problematica la cui risoluzione costituisce il presupposto del dibattito. Vale a dire accertare se sussista un vero e proprio diritto ad essere genitore oppure, per quanto importante,  serio e legittimo possa essere, si tratti di un desiderio.

E già; perché se di diritto dobbiamo parlare allora ogni iniziativa lecita può essere assunta per giungere a tale risultato. Quindi anche accedere alle pratiche di maternità surrogata, ovviamente nei paesi in cui ciò è possibile tra i quali, ad oggi, non può essere annoverato il nostro.

Tuttavia è alquanto complesso sostenere l’esistenza di un diritto alla genitorialità, essendo tale condizione principalmente se non esclusivamente legata alla responsabilità del ruolo. D’altra parte è su questa base che si afferma sempre più nella prassi giurisprudenziale, la possibilità di chiedere ed ottenere un risarcimento per essere nati, ammettendo, in tal modo, che non si tratta sempre e comunque di un evento positivo per l’interessato.

In questi lunghi anni di grande evoluzione scientifica, abbiamo avuto modo di verificare come sia possibile travalicare confini che un tempo sembravano insuperabili. Si consideri la possibilità, ormai da tempo ritenuta astrattamente praticabile, di poter sinanche giungere alla clonazione di essere umani così come è stato fatto per alcuni animali. Non di meno un insegnamento ragionevole scevro da qualsivoglia condizionamento ideologico o religioso, dovrebbe indurci a ritenere che non tutto ciò che la scienza consentirebbe di fare può essere fatto.