Crac banche, non è una novità – 9 giugno 2016

Il calo di fiducia nelle banche è evidentemente inarrestabile e rischia concretamente di accentuarsi alla luce dei sempre più roboanti rumors sulla crisi di altri importanti istituti di credito.

La circostanza, peraltro confermata da una recente statistica di Demopolis che attesta al 10% la fiducia degli italiani verso le banche, potrebbe aggravarsi a seguito della riforma degli istituti di credito cooperativo, posto che risulta accertato che 363 banche di questo tipo hanno ‘fragilità di bilancio’.

A ben vedere la gravità dei default già avvenuti, in particolare quelli di Banca delle Marche; Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio; Cassa di Risparmio di Ferrara e Carichieti, è di gran lunga superiore alle perdite degli azionisti e obbligazionisti (che tra l’altro ad oggi ancora non è chiaro quanto e quando verranno risarciti) poiché colpisce nel fondamento il sistema bancario e finanziario del nostro Paese nel suo complesso.

Eppure ciò che sta accadendo non è propriamente una novità poiché già nell’ormai lontano 2013 un giudizio di Stardand & Poor’s delineava un pericolo incombente e crescente degli istituti bancari sempre più afflitti da perdite su crediti. Un’ apparente contraddizione, quest’ultima, se si considera che secondo elaborazioni di Accenture su dati World Bank, le banche italiane risultano essere quelle che erogano meno prestiti. In realtà emerge sempre più evidentemente che i soldi sono stati prestati male e le insolvenze per lungo tempo nascoste con artifici contabili.

A questo punto è necessario, ma possiamo anche dire imprescindibile in un sistema ‘banchicentrico’ come il nostro, delineare delle concrete linee legislative e regolamentari utili a ripristinare le tutele costituzionali del credito poiché è evidente che le reiterate e talvolta autorevoli rassicurazioni che il nostro sistema bancario è immune dai rischi che in passato hanno caratterizzato quello americano, sono state purtroppo smentite.

Tuttavia, nonostante le recenti attuazioni delle direttive europee sulle crisi bancarie, che hanno dato luogo alla creazione del Bail-in, cioè il salvataggio bancario con risorse interne, vale a dire dei clienti, le soluzioni per giungere ad una maggiore tutela del risparmio sono tutt’altro che facili ed anzi talvolta è netta la sensazione che lo strapotere delle lobby della finanza e dei suoi protagonisti, le rendano pressoché impossibili da raggiungere.

Sarebbe senz’altro anacronistico riproporre una legge analoga a quella promulgata nel 1936 sulla scorta della Glass-Steagall statunitense che separò le banche dalle imprese riducendo così i conflitti di interesse tra le stesse e limitando, al contempo, l’esposizione del sistema bancario di capitale a rischio. Una riforma che ha senz’altro funzionato per circa mezzo secolo, prima di essere svuotata dall’interno dalle acute menti della finanza.

Oggi un intervento possibile è quello di delineare regole chiare per l’istituzione di autorità di controllo prive di conflitti di interessi e, soprattutto, invertire definitivamente la rotta della deregulation e riportare l’economia di carta a quella reale.