Corruzione della P.A. e nuovo codice sugli appalti pubblici – 17 marzo 2016

Ha suscitato un certo scalpore il rapporto della Autorità Nazionale Anticorruzione, ovvero del suo Presidente Raffaele Cantone, in merito alla diffusa corruzione che attanaglia la nostra Capitale.
Tuttavia a ben vedere in altre precedenti relazioni dell’Anac, ed in particolare in una pubblicata nell’ormai lontano 2013, è stata evidenziata la drammatica incidenza della corruzione nella pubblica amministrazione, definita per l’appunto come “l’insieme dei reati commessi dal pubblico ufficiale per conseguire benefici personali in presenza di un potere discrezionale di allocare le risorse, di definire le regole e/o applicarle, utilizzandole per ottenere una rendita economica o utilità, a fronte di una disutilità legata alla probabilità di essere scoperti, perseguiti e puniti”.
Questa definizione è emblematica di come il fenomeno della corruzione sia molto complesso e, in ragione delle sue caratteristiche, per lo più sommerso; in sintesi possiamo dire che la sua portata va ben oltre le singole fattispecie di reato previste dal codice penale.
Ovviamente la corruzione non è solo quella riferita alla pubblica amministrazione, anche se, non possiamo negarlo, è in questo settore che principalmente si annida.
Proprio per queste ragioni c’è molta aspettativa per la promulgazione del nuovo codice degli appalti pubblici e dei contratti di concessione che il Consiglio dei Ministri ha approvato lo scorso 3 marzo con un decreto legislativo che dovrebbe ottenere il definitivo via libera entro il prossimo 18 aprile.
Senza minare la fiduciosa aspettativa per il nuovo strumento legislativo, certo non possiamo dimenticare le insidie che hanno caratterizzato l’attuale codice dei contratti pubblici, peraltro non particolarmente vetusto se si considera che risale all’aprile del 2006 (decreto legislativo n. 163/2006).
In questo caso il tentativo del legislatore di organizzare la materia in forma unitestuale, è stato sconfessato sia su un piano formale, a seguito di numerose modifiche della legge, che su quello sostanziale, poiché la disciplina è risultata non essere idonea a garantire l’efficienza e la trasparenza del sistema dei contratti pubblici.
Per questa ragione, in particolare, quando il nostro Paese è stato chiamato a recepire la recente disciplina europea in tema di concessione ed appalti, si è deciso per il completo riassetto della materia.
In definitiva, quella attuale rappresenta un’occasione importante per una riforma globale utile a prevenire e contrastare efficacemente la corruzione, a condizione che vengano effettivamente perseguiti i principali obiettivi del quadro europeo di riferimento: la garanzia della qualità negli appalti pubblici, cioè a dire la sostituzione del criterio di aggiudicazione al prezzo più basso per attuare quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa; la promozione dell’innovazione tecnologica e, infine ma non meno importante, la tutela ambientale e sociale.