Class action – 9 luglio 2009 –

Non è dato di comprendere né tantomeno di giustificare l’ennesimo rinvio della normativa relativa alla class action, la cui entrata in vigore, già fissata per il corrente mese di luglio, è stata traslata di ben sei mesi, ovvero al primo gennaio 2010.

Il nuovo differimento implicherà l’inevitabile ulteriore congelamento delle possibili azioni collettive risarcitorie già peraltro annunciate da numerose associazioni di consumatori.

Sul punto si registrano almeno due diverse, o per meglio dire opposte, posizioni: da una parte la critica valutazione delle associazioni a difesa dei diritti dei consumatori maggiormente rappresentative, le quali esprimono il loro dissenso evidenziando le conseguenze negative del rinvio che ritarda l’entrata in vigore di uno strumento essenziale per una maggiore ed indifferibile trasparenza del mercato, impedendo il protrarsi di pratiche ingannevoli. Appare evidente, d’altro canto, che l’impatto negativo si estende allo sviluppo economico del Paese e che il comportamento illecito di un’azienda può essere poco rilevante dal punto di vista individuale ma molto incidente se si considera la molteplicità di consumatori a cui l’azione collettiva potrebbe essere riservata.

Per altri versi le aziende interessate contrastano con vigore la class action rilevando, non senza fondamento, che la legge propone un meccanismo di tutela inefficace, collocato in un quadro normativo poco definito che implica serie problematiche aziendali senza produrre alcun vantaggio ai consumatori.

Le diverse e contrapposte previsioni hanno fondate giustificazioni ed univoche finalità. La class action è pressochè unanimemente ritenuta uno strumento necessario ma suscettibile di essere migliorato per alcuni e pronto per altri, già nella versione preordinata dal legislatore.

La legge attuale, il cui differimento è stato impropriamente disposto con il c.d. “decreto milleproroghe” emesso dal Consiglio dei Ministri lo scorso 26 giugno, è percepita come la riproposizione nel nostro Paese della class action in vigore negli Stati Uniti, con un conseguente improprio confronto tra realtà diverse e, quindi, un’ingiustificata contestualizzazione nel diritto italiano di uno strumento in evidente crisi nell’ordinamento statunitense.

La legge è senz’altro migliorabile, in quanto sarebbe auspicabile una maggiore armonizzazione della stessa con le proposte del Parlamento Europeo.

La tutela dei diritti individuali e la risoluzione dei conflitti all’interno di un’economia sempre più globalizzata richiedono l’attuazione di una legge sovranazionale, maggiormente fruibile e adeguatamente strutturata alle esigenze dei singoli consumatori. In altri termini è necessario uno strumento agile, che realmente accordi un’effettiva salvaguardia dei diritti dei consumatori anche per questioni la cui esiguità economica non consente, allo stato, una tutela adeguata.