Le libertà individuali sono ancora limitate – 6 agosto 2009 –

In occasione della ricorrenza del sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il Consiglio Nazionale Forense non ha recentemente mancato di evidenziare quanto sia ancora lungo e tortuoso il percorso che conduce ad un’effettiva e piena realizzazione dei diritti inviolabili dell’individuo.

I massimi rappresentanti dell’Avvocatura italiana ed internazionale, pur mettendo in rilievo l’importanza basilare della Carta, intesa quale premessa irrinunciabile per il rispetto delle garanzie e delle libertà di ognuno, hanno rilevato come ancora oggi sia purtroppo percepibile una marcata debolezza dei diritti fondamentali dell’individuo e come, in tal senso, sia necessario un impegno sempre più costante e concreto di tutti gli operatori del diritto.

Il Prof. Avv. Guido Alpa, Presidente del Consiglio Nazionale Forense, ha infatti colto l’occasione per ribadire la centralità del tema in parola, osservando che la difesa dei diritti umani non può che rappresentare un impegno concreto ed irrinunciabile per il giurista che intenda svolgere la propria professione in maniera deontologicamente corretta.

D’altro canto, come sottolineato dallo stesso Presidente, l’Avvocatura italiana si è mostrata molto sensibile al tema della tutela dei diritti e delle libertà di ciascun individuo, caratterizzandosi per la promozione di una vera e propria “cultura dei diritti umani” attraverso dibattiti, discussioni e svariate iniziative di formazione ed aggiornamento professionale.

E’ infatti innegabile che, nonostante molto sia stato fatto nel corso di questi sessant’anni, le libertà individuali – non solo nei paesi in via di sviluppo e negli stati a forte vocazione totalitaria, ma anche nelle democrazie più funzionali e moderne come la nostra – conoscano ancora tristi limitazioni se non, addirittura, delle vere e  proprie vessazioni e negazioni.

Proprio il caso dell’Italia, in questo panorama, appare significativo ed emblematico. Nel nostro paese si registrano appunto, a cadenza pressoché quotidiana, episodi di intolleranza, antisemitismo, aggressioni e violenze a sfondo razziale.

Ciò nondimeno, destano non poche perplessità le recenti politiche italiane sul tema dell’immigrazione, come i respingimenti in alto mare – della cui conciliabilità con i principi cardine del diritto internazionale e con la vocazione apertamente solidaristica del nostro ordinamento è quantomeno lecito dubitare – e, da ultimo, la configurazione di un vero e proprio reato in ipotesi di immigrazione clandestina, nonostante i moniti già espressi in merito dalla Corte Costituzionale.

Non poca preoccupazione desta, infine, il sempre più diffuso stato di inquietudine nei confronti dello straniero e del “diverso” che caratterizza segmenti ormai non più irrilevanti della nostra società, al cui interno gli immigrati rappresentano una realtà con cui nessuno può ragionevolmente pensare di non dover coesistere.