Bonus, per le matricole partenza alla pari – 12 settembre 2013 –

Sono trascorsi ormai alcuni giorni dall’abrogazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del “bonus maturità” nei test di ingresso ai corsi universitari ad accesso regolato, ma ancora le polemiche non accennano minimamente a diminuire.
Il mondo studentesco (e non solo) è diviso: alla soddisfazione di coloro che ritenevano tale meccanismo premiale ingiusto e penalizzante, si contrappone il disappunto di quanti confidavano in un’agevolazione in graduatoria grazie al prezioso bagaglio di punti “extra” (fino a dieci), che la previgente normativa attribuiva ai migliori studenti di ogni istituto superiore, proporzionalmente al voto conseguito.
Tutte le aspiranti matricole partiranno, dunque, “alla pari”: nella predisposizione delle graduatorie di merito non influiranno le valutazioni conseguite dai candidati all’esame di maturità, ma unicamente i risultati delle prove selettive.
Se si considera che, tutt’altro che raramente, gli accessi alle facoltà a numero chiuso si decidono sulla base di pochissimi punti di differenza rispetto agli altri candidati, è facile intuire il rilievo della modifica legislativa in questione per i molti studenti che auspicano di essere ammessi ai corsi.
Per meglio comprendere quale sia la reale portata dal punto di vista quantitativo del fenomeno, si consideri che, per le sole facoltà di medicina e odontoiatria, quest’anno si sono registrate circa 85.000 domande (approssimativamente il 23% in più rispetto al 2012), a fronte di soli 10.771 posti disponibili: in pratica, si stima che accederà ai corsi predetti un numero di poco superiore al 10% delle aspiranti matricole.
Ora, se da un lato è del tutto comprensibile il rammarico dei molti studenti danneggiati dall’eliminazione del bonus – ancor più accresciuto dal fatto che il decreto di abrogazione è stato approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta dello scorso 9 settembre, di fatto “a partita in corso” – dall’altro non si può negare che il meccanismo in questione fosse imperfetto e incline, per sua stessa natura, a favorire storture di tutta evidenza.
Pur omettendo di rilevare che, notoriamente, vi sono scuole senza dubbio più impegnative di altre, oltre che differenze significative in termini di valutazioni “medie” tra regione e regione, ci si limita a sottolineare che risulta assai difficile, per non dire impossibile, l’individuazione di criteri oggettivi e certi per comparare i voti di tutti i candidati, a causa della fisiologica e connaturata diversità di giudizio tra le singole commissioni giudicanti.
L’idea di valorizzare in sede di accesso all’università il percorso scolastico degli studenti più meritevoli è certamente apprezzabile in linea teorica, ma risulta in concreto manifestamente impraticabile, quantomeno nelle modalità recepite dall’ormai soppresso “bonus maturità”, data l’impossibilità di paragonare valutazioni espresse in base a giudizi non uniformi né, tantomeno, equiparabili.