Basta alchimie legislative, si modifichi con coraggio il matrimonio – 21 gennaio 2016

Meglio un deprecabile vuoto normativo o una legge che non convince appieno? Questo dilemma di shakespeariana memoria sorge spontaneo dopo la lettura del dibattuto disegno di legge sulle unioni civili, meglio noto come “ddl Cirinnà”, che sarà sottoposto all’esame degli inquilini di Palazzo Madama entro la fine del mese.

Se da un lato è inammissibile che in un Paese civile le convivenze more uxorio, sia tra eterosessuali che tra persone dello stesso sesso, siano prive di riconoscimento legislativo con i connessi diritti e doveri, dall’altro è chiaro che tali relazioni, ancorchè stabili, non possano essere tutelate e garantite attraverso l’equiparazione al matrimonio senza una preventiva riforma di questo istituto, che a oggi non può rappresentare che l’unione tra una donna e un uomo. In altri termini, il riconoscimento del diritto di chiunque di vivere liberamente una condizione di coppia non può presupporre la duplicazione del regime matrimoniale, poiché così in tal caso sarebbe concreto il pericolo di generare un groviglio giuridico inestricabile che verosimilmente potrebbe alimentare il numero già abnorme di cause pendenti, in ragione del contrasto con il dettaglio costituzionale che distingue nettamente la famiglia fondata sul matrimonio da altre “formazioni sociali”.

Si potrebbe paradossalmente verificare che i giudici, sino a oggi chiamati a sopperire in sede interpretativa alla mancanza di norme in materia di tutela delle coppie di fatto, dovrebbero in futuro occuparsi degli errori di una maldestra azione legislativa che, per quanto animata dai migliori propositi, appare incline più a generare dubbi che certezze.

Il problema, dunque, non è (soltanto) quello della stepchild adoption, che peraltro sarebbe saggio affrontare in separata sede essendo di per sé un tema molto complicato, ma di un impianto normativo che non crea le basi per uno statuto giuridico distinto rispetto a quello dettato per il matrimonio richiamato, nel testo Cirinnà, attraverso una serie non sempre intelligibile e forse non sufficientemente ponderata di rimandi.

D’altra parte il matrimonio, pur essendo un affare “privato”, ha una notevole incidenza esterna come dimostra, a titolo esemplificativo, il profilo successorio e quello previdenziale che riguarda i coniugi. Quindi, almeno per una volta, si dovrebbero evitare alchimie legislative e scegliere con coraggio di modificare l’istituto del matrimonio, conferendo la possibilità a chiunque, quindi anche a persone dello stesso sesso, di potervi accedere.

Oppure in alternativa promulgare una legge che garantisca diritti e tutele, sia sotto il profilo personale che patrimoniale, che integrino quelle che ormai da molti anni  tribunali già hanno riconosciuto alle relazioni stabili tra persone, a prescindere dalla loro caratteristica sessuale.