Politica francese anti – rom – 25 agosto 2010 –

Il piano estivo di rimpatrio di oltre settecento persone di etnia rom, ideato dall’Esecutivo Francese e pubblicamente elogiato da autorevoli rappresentanti politici nostrani, dichiaratamente inclini all’emanazione di provvedimenti ancor più radicali, non cessa di suscitare polemiche.

Dopo le esortazioni provenienti da Bruxelles a una corretta attuazione delle regole europee, è giunto anche l’autorevole biasimo del Vaticano, esternato direttamente dal Pontefice dopo la ferma condanna espressa soltanto pochi giorni or sono dalla Cei.

Al di là di ogni considerazione in merito alla reale efficacia degli allontamenti pianificati dall’Eliseo, peraltro attuati su base formalmente volontaristica e incentivati con un contributo economico statale, appaiono necessarie alcune riflessioni sulla compatibilità di una simile scelta politica con i principi di uno stato sociale e i basilari diritti della persona umana.

Posto che la Francia, al pari dell’Italia e di ogni altro stato membro dell’Unione Europea, è tenuta a garantire a cittadini di qualsiasi stato comunitario il pieno diritto di movimento e di insediamento, giova evidenziare l’assoluta infondatezza (logica, ancor prima che giuridica) di ogni provvedimento “di massa”, assunto cioè nei confronti di un insieme indistinto di soggetti, del tutto indifferenti tra loro ma accomunati soltanto dall’appartenenza alla medesima etnia.

Privi di pregio appaiono, inoltre, i generici richiami alla pubblica sicurezza, in quanto è il singolo straniero, di qualunque provenienza, che può essere allontanato da un Paese membro dell’Unione al ricorrere di determinate condizioni e mai, com’è ovvio, un’intera popolazione o gruppo etnico.

L’ampiezza del problema sociale ed educativo sotteso alla vicenda in oggetto appare di portata non più trascurabile.

Provvedimenti manifestamente illegittimi e discriminatori sono percepiti dalla maggioranza della popolazione, sempre più allarmata e insicura, come doverosi e indifferibili, perché la presenza della popolazione rom sul territorio è spesso avvertita come una costante minaccia alla propria sicurezza.

La battaglia contro l’intolleranza e il razzismo va dunque essenzialmente e primariamente combattuta sul fronte dell’informazione e su quello culturale.

Fondamentale, in tale ottica, è il ruolo dei mass – media, nonché quello che la famiglia e le istituzioni scolastiche sono chiamate a svolgere a beneficio delle generazioni future.

Non meno importante, tuttavia, è il compito dello Stato e, nel particolare, di coloro che lo rappresentano. Questi ultimi, infatti, non possono che agire nel pieno rispetto della vocazione solidaristica di un ordinamento imperniato sulla persona umana e sui suoi diritti e libertà inviolabili.

Non è ammissibile la prospettazione della tutela della pubblica sicurezza e del rispetto del diverso e dello straniero come valori tra loro antitetici e incompatibili, rappresentando entrambi due prerogative irrinunciabili per uno stato sociale costituzionale.