Garanzie e rapporti, per l’Unione europea il punto di non ritorno – 24 dicembre 2015 –

Sono trascorsi all’incirca dieci anni dalla sonora bocciatura del progetto costituente europeo da parte dei cittadini francesi.
Un rifiuto netto, espresso a larga maggioranza, che all’epoca ha prodotto un effetto “domino” anche in altri paesi dell’Unione e di fatto bloccato sul nascere l’iniziativa referendaria pan-europea che avrebbe dovuto, quantomeno negli auspici, condurre l’Ue ad adottare una costituzione.
Oggi come allora, il futuro dell’Europa sembra passare ancora una volta attraverso la Francia.
Dopo i violenti attacchi terroristici dello scorso 13 novembre che hanno colpito Parigi e sconvolto l’intero Continente si giungerà, con ogni probabilità, ad una revisione dell’accordo di Schengen (che, peraltro, gli stessi francesi hanno già in parte autonomamente sospeso).
Si è materializzato così, proprio su impulso di uno dei paesi fondatori, lo spettro del ripristino dei controlli alle frontiere entro i confini dell’Unione, forse la conquista storica più significativa e tangibile per tutti i cittadini europei.
E così ancora una volta, come già era accaduto nel passato più o meno recente per le crisi finanziarie e per l’emergenza immigrazione dall’Africa e dal Medio Oriente, l’Europa si è riscoperta inerme ed incapace di reagire in modo unitario in tempi brevi.
In queste settimane stiamo assistendo ad una preoccupante prova di fragilità che non ha forse precedenti nella storia comunitaria, in quanto accompagnata da un diffuso, tangibile e crescente sentimento antieuropeo e di sfiducia nei confronti delle istituzioni comunitarie.
Oggi, come mai prima d’ora, sembra essere giunto il punto di non ritorno per l’UE, dal quale il progetto di un’Unione economica, sociale e politica potrà effettivamente proseguire oppure naufragherà definitivamente.
Un progetto che, purtroppo, duole ammetterlo, sino ad oggi è parso claudicante e caratterizzato dall’incompiutezza dei propri elementi essenziali: mancano, solo per limitarsi ai casi più eclatanti e percepibili a tutti, un esecutivo ed un parlamento con pieni poteri, oltre che una comune visione politica e istituzionale da parte dei singoli stati membri e – soprattutto – una comune coscienza europea.
In definitiva, il destino dell’Unione sembra attualmente appeso ad un filo.
Tutto dipenderà dalla capacità dell’Europa di far ripartire, e presto, il dibattito sulla costituzione dal punto in cui si è arrestato, al fine di creare finalmente i presupposti affinché l’UE assuma i connotati un’istituzione ben integrata – oltre che sotto il profilo monetario – sul piano politico e culturale, superando così ogni tensione centrifuga ed egoismo nazionalistico mediante la valorizzazione dei valori identitari comuni.
L’auspicata centralità a livello globale della leadership europea e, prima ancora, il compimento del processo di integrazione comunitaria passano necessariamente attraverso un’opera di consolidamento costituzionale, in difetto della quale l’UE è destinata a rimanere un’eterna incompiuta.