Bulli in rete la legge da sola non basta – 15 giugno 2017 –

Dopo una lunga attesa il prossimo 18 giugno entrerà definitivamente in vigore la legge sul cyberbullismo, utile a contrastare le azioni persecutorie perpetrate a mezzo internet.

La nuova disposizione legislativa, da non pochi ritenuta insufficiente a bloccare un fenomeno in dilagante crescita, riapre un dibattito della cui attualità non è dato di dubitare essendo relativo alla formazione ed alla effettiva rispondenza delle aspettative di un provvedimento legislativo.

Il quesito di fondo è se le leggi possono determinare un certo indirizzo culturale oppure è quest’ultimo che induce a regolamentare fatti già diffusi nella società civile anche in conseguenza dello sviluppo tecnologico come internet ci ha insegnato.

Nel caso specifico, non è improprio chiedersi se la nuova disposizione sul cyberbullismo realizzi appieno l’interesse che l’ha ispirata.

La preoccupazione fonda, innanzitutto, sul fatto che la legge non è facilmente intellegibile bensì complessa e, per alcuni versi, non esaustiva di tutte le problematiche che l’argomento propone.

Già nell’intitolazione, per esempio, si dichiara espressamente che la disposizione si occupa del contrasto al cyberbullismo a tutela dei minori.

Tuttavia, il bullismo e in particolare il cyberbullismo, cioè la sua declinazione informatizzata, sono problematiche che non riguardano soltanto i più giovani essendo largamente accertato che anche gli adulti possono esserne vittime o protagonisti, come alcuni anche recenti episodi di cronaca hanno posto in evidenza.

Inoltre, sarebbe stato opportuno, ai fini di una più corretta applicazione delle disposizioni legislative, cogliere gli aspetti tipici di questo specifico tipo di violenza posto che altre, come il mobbing o lo stalking, ritenuti fenomeni prevaricatori dell’età adulta, presentano caratteristiche analoghe e verosimilmente tutte contraddistinte dal mancato rispetto dei persecutori verso la dignità altrui ed il loro deviato bisogno di affermazione dell’io.

Non si tratta di questioni di poco conto in un ordinamento giuridico come il nostro, dove, non essendovi una tradizione di sperimentazione di efficacia di una legge, può facilmente accadere che la stessa pur risultando palesemente inadatta o carente difficilmente potrà essere modificata se non attraverso un lungo e complesso iter burocratico legislativo.

Certo la legge sul cyberbullismo è di per sé un traguardo importante; d’altra parte vi è una ormai piena condivisione che il tema sia di straordinaria importanza. Ne è prova il Safer Internet Day, la giornata mondiale per la sicurezza on line istituita dalla Commissione Europea che quest’anno, per la prima volta, è stata celebrata nelle scuole con la dichiarata finalità di sensibilizzare i ragazzi a contrastare il bullismo ed il cyberbullismo che, come si è detto, sono in forte aumento ma, al contempo, anche sotto stimati se si considera che, stando ai dati pubblicati da un’indagine Istat, più del 50% dei giovani tra gli 11 e i 17 anni, hanno riferito di avere subito vessazioni e talvolta vere e proprie violenze da parte di altri coetanei nell’ultimo anno.

La nuova legge apre degli scenari e delle possibilità importanti per le vittime che, tra le altre cose, possono chiedere la rimozione o l’oscuramento dei contenuti diffusi in rete al gestore del sito internet o del social media. É anche prevista l’istituzione di un tavolo tecnico per la prevenzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la diffusione di campagne informative di prevenzione e di sensibilizzazione contro il fenomeno. Inoltre, ancora più importante, la legge promuove il coinvolgimento delle scuole e la possibilità che le stesse possano avvalersi della collaborazione della polizia postale oltre che individuare tra i propri docenti un referente con il compito di coordinare le iniziative di contrasto.

Ciò nonostante non dobbiamo abbassare la guardia e considerare che il percorso è ancora lungo. Il bullismo e il cyberbullismo, al pari di altri fenomeni prevalentemente caratterizzati da una carenza educativa, devono essere osteggiati in famiglia come nelle scuole, soprattutto nelle prime classi, attraverso una implementazione della cultura dell’inclusione, della tolleranza e della accettazione delle diversità e rispetto di ogni disuguaglianza, essendo questi i pilastri fondamentali sui quali si può costruire uno Stato moderno.