Salvare le scuole del terremoto. Sono l’unico ascensore sociale – 28 settembre 2017 –

La riapertura delle scuole nei paesi del centro Italia colpiti dai terremoti dello scorso anno, anche questa volta è avvenuta non senza disagi. Verosimilmente anche il prossimo sarà un anno scolastico impegnativo, e ciò anche in considerazione del fatto che le scosse continuano incessantemente quasi a volerci ricordare che le aree in questione, tra le quali purtroppo spicca la Regione Marche, sono ad alto rischio.

In modo particolare numerose risultano essere le problematiche ancora aperte che riguardano il sistema scolastico marchigiano. D’altra parte il 37% dei Comuni di quest’area ha subito dei danneggiamenti che direttamente o indirettamente coinvolgono oltre 30.000 studenti. Si tratta di danni, quelli subiti dalla comunità studentesca, la cui entità ancora sfugge benché non poche siano state le segnalazioni da parte dei rappresentanti degli uffici scolastici regionali che, peraltro, all’inizio dell’anno, unitamente ai rappresentanti sindacali della categoria, hanno avuto modo di incontrare il Ministro dell’Istruzione alla quale sono state formulate delle richieste utili ad alleggerire, per quanto possibile, le straordinarie difficoltà degli studenti e familiari, alcuni dei quali ancora costretti ad una estenuante mobilità. Per altri versi non sfugge che ad un primo accertamento le scuole marchigiane totalmente o parzialmente inagibili risultavano essere un numero notevolmente inferiore a quelle successivamente individuate che, ad oggi, è di 82.

Tuttavia pur considerando i vari interventi legislativi che nel tempo sono stati promulgati, e che certo hanno prodotto dei miglioramenti anche se molte delle aspettative non sono state soddisfatte, non può non essere sottolineato che analogamente allo scorso anno, anche questa volta la riapertura vi è stata nei termini prestabiliti. Si tratta di un’indicazione che forse ha un rilievo prevalentemente simbolico ma comunque centrale ai fini della rappresentazione che nonostante le difficoltà e la pericolosità per le continue repliche sismiche, vengono mantenute scelte coraggiose. Superato l’iniziale disorientamento, sono stati delineati interventi prioritari che in un territorio come quello marchigiano, caratterizzato da una forte vocazione culturale, non potevano che riguardare le scuole, ovviamente subito dopo la priorità delle priorità ovvero il salvataggio e l’assistenza delle persone colpite e la messa in sicurezza delle altre fortunatamente rimaste incolumi. In particolare gli abitanti dei luoghi colpiti dal sisma, hanno con ciò voluto esprimere non soltanto la volontà di preservare gli edifici scolastici dal punto di vista strutturale, bensì soprattutto il profilo funzionale degli stessi a riprova che la scuola deve essere considerata il motore del successo formativo cioè l’unico vero “ascensore sociale” per i giovani, anche quelli più svantaggiati economicamente e socialmente, in linea con le indicazioni della nostra Carta costituzionale. La storia delle Marche, delle sue quattro Università, un numero maggiore di quello di altre regioni omologhe, dei “cento teatri”, una assoluta rarità nel panorama italiano pur pieno di perle architettoniche, e ora l’esperienza in campo scolastico di questi anni post sisma così pieni di insidie, la pone all’avanguardia dello sviluppo culturale. Ed è proprio su questo tema che dovremmo profondere le nostre risorse non soltanto finanziarie. D’altra parte non può essere ignorato che un’indagine statistica del Ministero dell’istruzione ha stabilito che la regione Marche è tra quelle che ha il numero maggiore di studenti delle scuole medie superiori che si iscrivono alle Università. Quindi un modello che sarebbe opportuno venisse seguito anche da altri. Coloro che hanno maturato la convinzione che la scuola può salvarci e che affinché ciò avvenga è bene che, in primo luogo nelle zone terremotate, le scuole vengano salvate.