Una legittima difesa ma soltanto di notte – 19 ottobre 2017 –

Le cronache di queste ore ripropongono ancora una volta il tema della sicurezza e della legittima difesa. Nello specifico l’interesse è stato ravvivato dalla vicenda di un avvocato di Latina che domenica pomeriggio ha ucciso un ladro che si era introdotto nella casa del padre. Dalle notizie giornalistiche si è successivamente appreso che l’interessato è ad oggi indagato con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa.

Un argomento, quest’ultimo, che, come si ricorderà, il 4 maggio scorso è stato oggetto di un provvedimento legislativo, se così possiamo definire il disegno di legge approvato in quella data dalla Camera dei Deputati e successivamente trasmesso al Senato per il vaglio anche da parte dell’altro ramo del Parlamento.

Non è difficile supporre che essendo prossime le elezioni politiche, sarà alquanto arduo giungere ad una approvazione definitiva della legge posto che l’esame della stessa non è ancora iniziato e che già il primo passaggio parlamentare ha dato luogo a serrate polemiche in punto alla sua effettiva utilità.

Tuttavia, anche in ipotesi di approvazione del provvedimento legislativo, che propone la modifica degli articoli 52 e 59 del codice penale, verosimilmente lo stesso non risulterà risolutivo delle piuttosto composite problematiche della sicurezza.

Una prima criticità è rappresentata dalla complessa intelligibilità del testo del disegno di legge. Certo, siamo ormai abituati a leggi scritte male alle quali va il merito di rendere ancora più criptica la volontà del legislatore. Non di meno è difficile rassegnarsi alla superficialità quando non addirittura ad errori di grammatica e a richiami normativi imprecisi. Non si tratta di semplici disquisizioni linguistiche, poiché a seconda di come si interpreterà sinanche una congiunzione, la legge, in particolare quella di cui alla proposta di riforma della disciplina della legittima difesa, varrà solo per gli avvenimenti accaduti “in tempo di notte” o anche per quelli realizzati nelle ore diurne. Per altri versi i malviventi, come spesso hanno dimostrato di saper fare, sono più avanti del legislatore poiché mentre quest’ultimo disquisisce in ordine ad una maggior o minore responsabilità di chi nel difendersi oppure difendere i propri cari e proprietà colpisce, talvolta con conseguenze drammatiche, i ladri, gli stessi hanno, come i dati statistici rilevano, cambiato i propri “turni di lavoro” tant’è che i furti avvengono sempre più frequentemente di giorno.

Ma a parte ciò, la questione più importante che rende pressoché inutile il disegno di legge sulla legittima difesa è che l’unico risultato ad oggi conseguito dallo stesso è stato quello di indirizzare il dibattito prevalentemente se non esclusivamente sulla possibilità di consentire una maggiore e più facile acquisizione ed uso di armi, quando invece il tema sicurezza è molto più articolato e meritevole di interventi ben più radicali. In primo luogo quello sulla certezza della pena che in Italia è una sorta di enigma, poiché tutti la vogliono ma nessuno la attua. Vogliamo forse dimenticare che nel 2016 dei 10139 arrestati per rapina soltanto 6120 sono ancora in prigione mentre gli altri, vale a dire circa il 40%, sono stati scarcerati e in alcuni casi affidati ai servizi sociali. Si può ben comprendere lo stato d’animo d’insicurezza dei cittadini e quello disilluso delle forze dell’ordine che percepiscono come vano il rischioso lavoro svolto; ma anche quello dei delinquenti che considerano il nostro Paese una sorta di Eldorado.

Non si può escludere che nell’ambito delle facoltà interpretative conferite ai giudici, alcuni di essi possano avere un atteggiamento diciamo così più garantista, ma dobbiamo prima di tutto prendere atto che applicano le leggi che a loro volta sono rappresentative di scelte politiche.

Ecco quindi che il fulcro del tema è quello dei tempi della giustizia, sui quali è arduo incidere considerando le scarse risorse di mezzi e uomini disponibili.

Negli ultimi anni è stata attuata una politica di depenalizzazione di reati al fine di ridurre il sovraffollamento degli istituti carcerari, ma la vera problematica è la rielaborazione del sistema sanzionatorio, certamente in un’ottica di reale reinserimento del condannato ma anche di prevenzione dei fenomeni criminali recuperando la cultura giuridica fondata sulla convinzione che chi sbaglia è tenuto a pagare.