Per gli omicidi stradali serve una norma ad hoc – 28 maggio 2015 –

La recente approvazione da parte della Commissione Giustizia del Senato del disegno di legge in materia di “omicidio stradale” ci induce a ritenere che in tempi relativamente brevi, verosimilmente entro la fine dell’anno, anche il nostro Paese si doterà di una disciplina legislativa utile a perseguire efficacemente una forma di criminalità non più tollerabile.
Da tempo, infatti, si dibatte della sostanziale inadeguatezza delle norme penali vigenti rispetto ai sempre più numerosi omicidi e lesioni riconducibili ad incidenti stradali provocati da soggetti che, in stato di ebbrezza alcolica o sotto l’effetto di droghe, si mettono alla guida di un veicolo attentando all’incolumità dei malcapitati di turno.
Come testimoniato dagli innumerevoli episodi tristemente balzati agli onori delle cronache in tempi più o meno recenti, le tradizionali fattispecie delittuose contro la vita umana tipizzate dal nostro legislatore non consentono di contrastare adeguatamente condotte che, com’è evidente, non sono equiparabili a tragiche fatalità né, del pari, possono essere ricondotte nell’alveo degli omicidi “volontari”.
In altri termini, la specificità del reato è tale da rendere necessaria l’introduzione di una norma ad hoc.
Ecco quindi che, secondo il disegno di legge che a breve dovrebbe essere sottoposto al vaglio parlamentare, sarà comminata una pena detentiva compresa tra gli otto ed i dodici anni nei confronti di chi, alla guida di un veicolo a motore o di un’imbarcazione in stato di ebbrezza o dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope, causerà la morte di un’altra persona. Pena che, in ipotesi di omicidio “plurimo”, potrà essere aumentata fino ai diciotto anni di reclusione.
Sanzioni decisamente più severe rispetto a quelle previste in ipotesi di “semplici” omicidi colposi.
La pena detentiva sarà invece ridotta da un minimo di sette a un massimo di dieci anni per chi – pur non trovandosi alla guida sotto l’effetto di sostanze che alterano negativamente la percezione sensoriale – provocherà la morte di un’altra persona con una manovra pericolosa.
Dure anche le sanzioni accessorie, con revoche delle patenti che, nei casi più gravi, potranno giungere sino a trent’anni.
Misure tutt’altro che lievi, giustificate anche dal numero considerevole di episodi di “pirateria stradale” registrati lo scorso anno. Sarebbero più di mille, infatti, le omissione di soccorso rilevate nel 2014, con ben 119 persone uccise e 1.224 ferimenti. In pratica, un omicidio “stradale” ogni tre giorni.
Per quanto condivisibile, ad ogni modo, l’intervento legislativo non può da solo risolvere il problema né, per altri versi, si può ritenere che l’introduzione di una nuova fattispecie delittuosa e le previsioni di pene più severe possano automaticamente produrre effetti taumaturgici.
La repressione deve essere accompagna, infatti, da un’adeguata prevenzione ed un’educazione al rispetto delle regole del codice della strada che nel nostro Paese, quantomeno ad oggi, è purtroppo mancata.