Crac Bdm, risarcimento come scalare l’Himalaya – 9 novembre 2017-

In un tempo record di circa due ore, martedì scorso si è aperta e chiusa l’udienza preliminare davanti al GUP (Giudice Udienza Preliminare) del Tribunale di Ancona, relativamente al processo che, senza enfasi eccessiva, potremmo definire più atteso degli ultimi anni, ovvero quello del crack della Banca Marche che oggi versa in liquidazione coatta amministrativa. Ma è meglio dire nei confronti di sedici persone un tempo ai vertici dell’istituto di credito, oggi finiti sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta. Inutile dire che i numerosi risparmiatori, molti dei quali hanno perso ogni cosa, non hanno mancato di rappresentare, anche se in maniera pacifica, la loro legittima rabbia sentendosi defraudati oltre che dei loro beni anche della fiducia che avevano riposto nella banca che un tempo era ritenuta un luogo sicuro cui affidare serenamente i propri risparmi; non di rado quelli di una vita. Come è facile supporre, si tratterà di un procedimento lungo, pieno di insidie, al quale partecipano tra gli altri, in qualità di parti lese, decine e decine di risparmiatori, che si trova, peraltro, soltanto in una fase preliminare a seguito della quale verrà deciso se gli odierni indagati dovranno affrontare un processo vero e proprio.

Ma il punto sostanziale è relativo al risarcimento dei danni, materiali e morali, subiti dagli azionisti e obbligazionisti della Banca Marche. Esistono effettivamente concrete possibilità che questi ultimi possano, attraverso il procedimento che si è aperto, recuperare i propri soldi? Certo un procedimento penale, anche se in una fase preliminare come quello di cui stiamo parlando, può sempre presentare dei risvolti interessanti volti ad un ampliamento delle possibilità recuperatorie per i danneggiati. É stato richiesto, per esempio, da parte di alcuni risparmiatori, anche il coinvolgimento, in qualità di responsabile civile, della UBI Banca – Nuova Banca Marche, anche se, come si sa, al momento della costituzione della “banca ponte” (per l’appunto la Nuova Banca Marche) è intervenuta una disposizione legislativa che ha escluso in capo a quest’ultima qualsivoglia responsabilità. Tuttavia ciò che appare evidente è che il percorso che legislativamente è stato introdotto affinché i risparmiatori raggirati possano venire a capo delle loro ragioni, è palesemente tortuoso tant’è che, verosimilmente, si ravvisa la necessità, per alcuni versi l’urgenza, di intervenire sullo stesso per semplificarlo. In maniera tutt’altro che esaustiva, possiamo dire che allo stato il risparmiatore danneggiato si trova di fronte alla possibilità di intraprendere il percorso dell’arbitrato ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione). In questo caso egli dovrà presentare al Collegio Arbitrale istituito presso l’Autorità, una richiesta risarcitoria accludendo alla domanda la documentazione di cui ha possesso e ogni altro elemento utile a sostenere le proprie ragioni, ovvero di essere stato ingannato sulla qualità e solidità dei titoli bancari acquistati. Non di meno, ove si decidesse a promuovere l’arbitrato, non potrebbe procedere davanti all’Autorità Giudiziaria ordinaria, né tantomeno costituirsi nel procedimento penale nei confronti dei ritenuti responsabili. Inoltre, dovrà rimettersi all’inappellabile giudizio del Collegio arbitrale che deciderà in base ai soli documenti acquisiti. Una strada, come si può capire, molto angusta.

Diversamente il risparmiatore potrà promuovere un’azione civile ordinaria oppure far valere le proprie ragioni nel processo penale nel quale potrà costituirsi parte civile. Esattamente come è avvenuto in alcuni casi davanti al Giudice dell’Udienza Preliminare di Ancona. Ma in questa ipotesi egli dovrà rinunciare all’arbitrato.

É sotto gli occhi di tutti che le tutele annunciate a favore delle ormai tante vittime di un sistema bancario alterato, non hanno avuto seguito.

Le responsabilità non possono essere riservate ai soli diretti operatori, per quanto grave sia stato il loro comportamento, bensì dovrebbero essere vagliate anche quelle degli organi di vigilanza.

É un’occasione quella di oggi che per quanto drammatica, può consentire il recupero della fiducia verso il sistema bancario e finanziario, ovviamente a condizione che lo stesso venga adeguatamente supervisionato e garantito affinché riprenda la sua funzione primaria di sostegno del credito a imprese, quelle oneste semmai senza Santi in Paradiso, e famiglie bisognose.